L’intelligenza nelle Mani
Produzione artigianale e tecniche di lavorazione in età longobarda.
L’integrazione della tradizione romano-bizantina nella cultura longobarda in uno scambio fra Roma e Spoleto.
Il tema scelto propone di illustrare i saperi tecnici-produttivi dei Longobardi in Italia e di individuare i processi che portarono questo popolo a integrare il loro patrimonio tecnico, tipico delle popolazioni germaniche, con quello romano-bizantino di matrice mediterranea, in un periodo di passaggio tra il periodo tardo antico e l’alto medioevo.
I Longobardi ebbero una particolare “vocazione siderurgica e metallurgica” in linea con l’alto livello tecnologico dei processi produttivi del resto del mondo germanico, distinguendosi nella realizzazione di gioielli, armi e utensili.
Nel momento della migrazione dalla Pannonia verso l’Italia (568 d.C.), l’arte metallurgica longobarda si era ormai largamente perfezionata; ciò è confermato dai ritrovamenti delle sepolture di fabbri/artigiani e, soprattutto, dall’elevata qualità degli oggetti prodotti e dei metodi di lavorazione impiegati.
Non meraviglia, dunque, che il fabbro/artigiano, fra VII e VIII secolo, avesse raggiunto una rilevanza tale da consentirgli la firma e l’appellativo di magister.
Possibili botteghe artigianali sono state identificate sia in contesto urbano che rurale, in particolare in Italia settentrionale; la loro presenza è documentata anche dai corredi delle sepolture che includono attrezzi del mestiere o crogioli. Aiutano a rendere più chiaro il complesso quadro dei processi produttivi le fonti scritte altomedievali nonché i ritrovamenti archeologici dell’officina della Crypta Balbi a Roma.
Per illustrare le abilità artigianali dei Longobardi sono stati perlopiù selezionati oggetti in metallo provenienti dalle necropoli di Nocera Umbra (PG) e Castel Trosino (AP), realizzati utilizzando tecniche diverse: fusione a stampo, cloisonné, punzonatura, filigrana, agemina, e niello.
Non manca infine un breve accenno alla produzione ceramica che presenta caratteristiche proprie ben individuabili.
Data: 29/01/2019 – 21/07/2018
Regione: Umbria e Lazio
Città: Spoleto e Roma
Tema: L’ Artigianato
Il progetto “Longobardi in vetrina” nasce dalla volontà di far conoscere e dialogare i musei, che ciascuno dei sette luoghi della rete del sito seriale (Cividale del Friuli, Brescia, Castelseprio-Torba, Spoleto, Campello sul Clitunno, Benevento, Monte Sant’Angelo) con altri musei nazionali non appartenenti alla rete ma dotati di una sezione longobarda o altomedievale.
Questo incontro si è realizzato attraverso 7 esposizioni tematiche articolate nelle 15 sedi tra cui:
Museo Nazionale del Ducato di Spoleto
Dal 2007 il Museo Nazionale è il luogo della narrazione dello sviluppo storico, politico e culturale del Ducato di Spoleto, strumento adeguato alla conoscenza della città e del territorio, presenta una collezione che va dal IV al XV secolo d.C.
Museo delle Civiltà – Museo dell’Alto Medioevo
Il Museo dell’Alto Medioevo nasce con l’obiettivo di dotare Roma di un museo archeologico dedicato al nodale passaggio dal mondo romano al tardo antico. La collezione espone materiali databili tra il IV ed il XIV secolo, provenienti per la maggior parte da Roma e dall’Italia centrale.
Chiudete gli occhi e immaginate, davanti a voi, un piccolo corteo funebre che sfila nella nebbia, per raggiungere la basilica di San Salvatore a Spoleto, e il suo cimitero. In silenzio: le donne col capo velato, gli uomini avvolti nei loro mantelli.
Il freddo morde le carni, l’umido penetra nelle ossa. Ma loro sono lì, nella livida luce dell’alba, per dare l’estremo saluto al magister, il fabbro, l’artigiano della loro comunità. Come corredo che lo accompagni nell’ultimo viaggio, porranno accanto a lui gli strumenti del suo mestiere: il crogiolo per fondere, le tenaglie e gli attrezzi per piegare le lamine di ferro o per granulare l’oro.
Non è un uomo qualunque, il fabbro, nei villaggi. Non è un uomo qualunque colui che sa domare i metalli, forgiare gli zoccoli che consentono ai cavalli di muoversi veloci su ogni terreno, e le spade per colpire i nemici. La sopravvivenza della comunità è legata alla sua arte. Il guerriero più coraggioso è nulla senza un fabbro accorto che gli fornisca le armi per la battaglia. Ma anche il popolo, senza un fabbro, non vive.
Hanno seguito le grandi migrazioni, gli artigiani longobardi. Hanno riparato le ruote dei carri, ferrato
i cavalli, prodotto coltelli, mestoli, brocche, oltre che spade e pugnali.
Ma non sono solo artigiani capaci di creare ciò che serve per l’immediato. In pace sono altre le materie lavorate nelle loro officine: i metalli scintillanti che sono l’ornamento del potere. E allora via, a fondere e lavorare l’oro e l’argento, a tagliare le pietre preziose, levigare il vetro e i cristalli, costruire castoni. Anelli, spille, fibbie, catene, luccichio di smalti. Tutto ciò che è bello o ricco è prodotto dalle loro abili mani.
Sono attenti, instancabili, curiosi, pronti a viaggiare per conoscere nuove tecniche e soddisfare nuovi clienti. Nelle loro botteghe non vengono fusi insieme solo i metalli, ma le conoscenze: si ibridano gli stili. Gli artigiani nordici incontrano le tecniche del sud, le studiano, le applicano, le migliorano.
Si fanno chiamare artifex e magister e non è solo un nome, ma un modo di concepire la realtà.
Tutto passa per le mani del fabbro e dell’orafo: gli attrezzi che servono alla vita, i gioielli che narrano il potere, la crocetta aurea simbolo di un nuovo credo, che accompagna i Longobardi nell’ultimo viaggio incontro alla morte.
E quando il fabbro muore, è il villaggio che si stringe attorno a lui, per salutarlo un’ultima volta. Per riconoscergli il ruolo di artefice non solo di oggetti, ma di una comunità, e di un mondo: il loro.
Mariangela Galatea Vaglio
Dalla penna di Mariangela Galatea Vaglio e la regia di Marco Melluso e Diego Schiavo, il Video Racconto della Mostra.