L’ideale guerriero 

Il guerriero longobardo. Due figure di guerrieri e due generazioni di corredi a confronto a Rome e a Brescia, un percorso fra differenze culturali, identità sociali e organizzazione bellica.

Quando si parla di Longobardi la prima immagine che prende forma davanti ai nostri occhi è quella delle armi e di un guerriero che le indossa o le brandisce.
Quello del guerriero longobardo è un topos nella visione collettiva dell’altomedioevo, sia per l’importanza che questa figura rivestiva all’interno del proprio gruppo sociale, sia perché larga parte delle nostre conoscenze in merito ai Longobardi derivano dai ritrovamenti di necropoli, contesti nei quali emerge, con forza, la volontà della società del tempo di rappresentare la maggior parte della compagine maschile come guerrieri.
Sia nel Museo di Santa Giulia a Brescia, che in quello dell’Alto Medioevo di Roma, i reperti provenienti da necropoli fanno la parte del leone.
A Santa Giulia in particolare sono esposte sia necropoli individuate nell’ultimo quarto dell’Ottocento (Milzanello di Leno, Darfo, Botticino Sera, Calvisano, Brescia), sia necropoli scavate in tempi più recenti e quindi molto interessanti per i numerosi dati che rivelano.
Al Museo Nazionale dell’Alto Medioevo di Roma sono invece conservati gli straordinari reperti provenienti dai sepolcreti di Nocera Umbra (PG) e Castel Trosino (AP). I lavori, condotti tra il 1897 e il 1898 da Angiolo Pasqui a Nocera Umbra (necropoli “Il Portone”) e tra il 1893 e il 1896 da Raniero Mengarelli a Castel Trosino (necropoli “Santo Stefano”), hanno permesso di mantenere quasi inalterate le relazioni tra gli oggetti e le tombe di provenienza, offrendo dati importanti per lo studio e la ricerca.

Data: 29/01/2019 – 14/07/2019
Regione: Lombardia e Lazio
Città: Brescia e Roma
Tema: Il guerriero Longobardo

Il progetto “Longobardi in vetrina” nasce dalla volontà di far conoscere e dialogare i musei, che ciascuno dei sette luoghi della rete del sito seriale (Cividale del Friuli, Brescia, Castelseprio-Torba, Spoleto,  Campello sul Clitunno, Benevento, Monte Sant’Angelo) con altri musei nazionali non appartenenti alla rete ma dotati di una sezione longobarda o altomedievale.

Questo incontro si è realizzato attraverso 7 esposizioni tematiche articolate nelle 15 sedi tra cui:

Museo di Santa Giulia – Brescia
Il Museo della città, unico per concezione espositiva e sede, è allestito in un complesso monastico di origine longobarda e, attraverso lo strettissimo legame tra contenitore ed oggetti esposti, consente un viaggio attraverso la storia, l’arte e la spiritualità di Brescia dall’età preistorica ad oggi.

Museo delle Civiltà – Museo dell’Alto Medioevo – Roma
Il Museo dell’Alto Medioevo nasce con l’obiettivo di dotare Roma di un museo archeologico dedicato al nodale passaggio dal mondo romano al tardo antico. La collezione espone materiali databili tra il IV ed il XIV secolo, provenienti per la maggior parte da Roma e dall’Italia centrale.

 

 

Il ragazzino è fermo, in piedi, davanti al corredo di armi. Suo padre, che è un temibile cavaliere longobardo, per la prima volta, domani, gli consentirà di unirsi a lui, per iniziare il suo addestramento come scudiero.

Un giorno lui stesso potrà così diventare uno dei guerrieri che sono il baluardo della comunità, la spina dorsale del regno. E lui ora, per la prima volta, la bocca spalancata, gli occhi pieni di ammirazione e timore, può toccare la panoplia che il padre indossa quando combatte.
Lo sguardo percorre la lucente armatura a lamelle, che veste come una maglia il cavaliere, e gli consente di muoversi con grande agilità in battaglia. Carezza il guanto rivestito di metallo che permette di colpire i nemici con la mano protetta, calando la spada come una punizione divina. Il piccolo sa, perché lo ha sentito dire dai vecchi della famiglia, che un tempo i Longobardi non indossavano quelle corazze: hanno imparato a conoscerle addosso ai cavalieri bizantini loro nemici. Sospira.
Come è tutto mischiato, a volte. Lì, dove lui vive, nei pressi di Roma, Longobardi ed italici vivono ormai fianco a fianco e persino i Bizantini non sono veri nemici.
Sa che un tempo, quando i suoi antenati calarono dal Nord insieme al loro re Alboino, dilangando nella pianura da Cividale fino a Brescia e oltre, gli alti e massicci guerrieri longobardi indossavano armi diverse: scudi massicci per parare i colpi, lunghe spathae meno snelle e rifinite di quella del padre, il ferro di spiedo utile nei combattimenti a cavallo e lo scramasax, il coltellaccio ad un solo filo di lama. Erano un popolo di guerrieri rudi, avidi di preda. Con il tempo i Longobardi hanno invece imparato ad apprezzare certe raffinatezze, pensa il piccolo, ammirando gli scintillanti speroni in argento ed ottone, ma soprattutto la fibbia e il puntale finemente decorato con l’immagine di un guerriero con scudo, circondato da arbusti e fiori. Il padre lo ha acquistato in un atelier bizantino. Non sa cosa vogliano dire quei segni intrecciati come un monogramma arcano, quasi un incantesimo di protezione. Li ha comprati affascinato dalla loro eleganza. Sorride, il ragazzino. Il padre non le può decifrare, ma lui, che è cresciuto accanto a famiglie di origine bizantina, sa riconoscere quelle lettere, ne intuisce il significato. Ed è pronto a diventare un uomo nuovo in un mondo nuovo, pieno di entusiasmanti possibilità.
Un mondo in cui è tutto mischiato.

Mariangela Galatea Vaglio

Dalla penna di Mariangela Galatea Vaglio e la regia di Marco Melluso e Diego Schiavo, il Video Racconto della Mostra.