Complesso Santuariale di San Michele Arcangelo

Il santuario di San Michele Arcangelo

L’area del sito registra dall’epoca della colonizzazione greca fino all’arrivo del cristianesimo la diffusione di diversi culti pagani strettamente legati alla configurazione ambientale del luogo.
In particolare, alcuni culti iatrici-divinatori presenti sul territorio in onore dell’indovino Calcante e del medico Podalirio. Tra la metà e la fine del V secolo il culto micaelico, diffusosi dall’Oriente, si insedia sul promontorio garganico nella stessa grotta che aveva per secoli ospitato culti pagani.

Montagna, bosco, acqua e grotta sono dunque i motivi prevalenti che, insieme alle apparizioni dell’Angelo, caratterizzano da subito il culto micaelico garganico.
Le apparizioni e le rivelazioni in particolare qualificano il culto del Santo, che realizza miracoli con l’acqua, manifesta la sua forza in fenomeni naturali miracolosi, difende il santuario e dà vita al fenomeno del pellegrinaggio.

L’apparizione di San Michele Arcangelo

La ricostruzione della storia e del culto dell’Angelo sul Gargano si fonda prevalentemente sul “Liber de apparitione sancti Michaelis in monte Gargano” (= Apparitio) un’opera agiografica anonima datata alla fine dell’VIII secolo.
Il racconto è costituito da tre episodi legati alle apparizioni dell’Arcangelo al vescovo di Siponto, Lorenzo Maiorano, che la tradizione attesta avvenuti nel 490 d.C. “del toro”, 492 d.C. “della vittoria”, e 493 d.C. “della consacrazione della chiesa”.
Gli eventi permettono di individuare i momenti più importanti della storia del culto micaelico e del santuario.

Il santuario dei Longobardi

Il ducato di Benevento assorbì dopo il 560 il Gargano. Qui dal V secolo si era imposto il culto dell’Arcangelo Michele, congeniale ai Longobardi che ravvisavano in lui le caratteristiche del pagano Wodan, dio della guerra, protettore di eroi e combattenti. Dal VII secolo il luogo divenne il santuario nazionale dei Longobardi. La devozione per San Michele si diffuse in tutto l’Occidente e Monte Sant’Angelo divenne il modello per tutti i santuari edificati in Europa, incluso quello normanno di Mont-Saint-Michel. Le principali dinastie longobarde diedero vita a opere di ristrutturazione per facilitare l’accesso alla grotta primitiva e il ricovero dei pellegrini, come confermato dalle iscrizioni rinvenute in loco.
Il Santuario di San Michele Arcangelo è uno dei pochi luoghi santi altomedioevali ancora leggibili, caratterizzato da una continuità storico-cultuale e da un’intensa frequentazione sino ai nostri giorni. Nel 650 i Longobardi del ducato di Benevento, sconfitti i Bizantini, si impadronirono del Gargano, dove istituirono il culto dell’Arcangelo Michele.

La struttura

Le parti principali che oggi costituiscono il santuario, la cosiddetta navata angioina e la grotta, si fondono in un equilibrio di grande effetto. Dalla metà del VII fino all’VIII secolo il santuario fu oggetto di imponenti lavori voluti e finanziati dai duchi longobardi: fu costruita una nuova scalinata che conduceva all’altare delle impronte e raggiungeva il camminamento per la basilica grande, l’attuale grotta, alla quale fu affiancata una nuova scalinata monumentale che partiva dall’antico ingresso. Contemporaneamente la scalinata monumentale fu collegata ad una galleria lunga circa 40 metri, che doveva assolvere la funzione di temporaneo ricovero dei pellegrini. Le strutture antropiche che hanno ridefinito, per motivi liturgici, la grotta naturale e il corpo epigrafico conservato sulle strutture murarie del Santuario – circa duecento iscrizioni, incise o tracciate a sgraffio – permettono di ricostruire un contesto straordinario, luogo d’incontro di realtà diverse.

Museo Tecum

All’interno del Santuario i Musei TECUM (TEsori del CUlto Micaelico) comprendono la cosiddetta Galleria longobarda che ospita il Museo lapidario e, all’interno, custodiscono oltre 200 manufatti scultorei, databili tra il IV e il XV-XVI secolo. La ricca collezione permette di collegare, da un punto di vista topografico ed artistico, i più antichi luoghi di culto della zona e di seguire l’evoluzione dell’arte scultorea nell’area garganica. All’interno del Museo lapidario possono identificarsi nove ambienti con volta a botte, realizzati in pietra locale, che portano il visitatore verso il cuore della montagna. Nello spazio museale sono presenti anche le cripte B e C, situate al termine del percorso del Lapidario: in questa sezione del Museo sono visibili i resti dell’imponente opera di monumentalizzazione del santuario garganico, commissionata dai Longobardi di Benevento.

Il recupero delle cripte

Gli ambienti delle cosiddette “cripte longobarde” sono tornati alla luce in seguito agli scavi promossi dall’Arcidiacono del Capitolo, mons. Nicola Quitadamo, negli anni 1949‑1955 e costituivano il primitivo nucleo dell’opera dell’uomo attorno alla grotta naturale. Essi furono definitivamente abbandonati nella seconda metà del XIII secolo, quando gli Angioini diedero al Santuario l’attuale assetto “in discesa” per adeguarne l’ingresso al sito poco distante sul quale era sorto il nucleo abitato. Così le precedenti opere furono occultate sotto il nuovo piano di calpestio.
Oggi, riportata alla luce, questa galleria di chiara committenza longobarda offre alla lettura quasi duecento iscrizioni tracciate con tecniche diverse tra VI e IX secolo.
L’origine dei nomi, seppure in maggioranza di origine semitica, latina e greca, mette in evidenza almeno 97 nomi di origine germanica che confermano l’internazionalizzazione dei pellegrini alla montagna garganica, divenuta una tappa obbligatoria lungo la cosiddetta Via Francigena che conduceva i fedeli in Terra Santa. Di particolare rilievo in questo corpus epigrafico sono le iscrizioni in alfabeto runico, tra le più importanti scoperte epigrafiche degli ultimi 40 anni.

La struttura delle cripte

Lunghe circa 60 metri, le cripte si sviluppano sotto il pavimento della Grotta e del corridoio di accesso ad essa. Il primo ambiente, di circa 45 m, giunge fino al possente muro di sostegno, sul quale, al livello superiore, è poggiata la Porta di Bronzo. Esso si presenta come una galleria, articolata in otto campate rettangolari, con volta a botte, tra loro comunicanti tramite arconi trasversali che spiccano da grossi pilastri aggettanti dalle pareti laterali. Come prassi per i luoghi di culto, vi si notano appendici riconoscibili chiaramente come celle mortuarie. A tale proposito vale la pena ricordare una tradizione vigente sin dalle origini: nel luogo dell’Angelo, il quale è purissimo spirito, non è consentita la presenza dei cadaveri. Tuttavia i notabili più importanti ed abbienti non rinunciarono comunque alla sepoltura almeno nei pressi della dimora di S. Michele che dalla Bibbia viene identificato anche come Colui che presenta le anime al tribunale di Dio.

Visita

Info e contatti

Complesso santuariale di San Michele Arcangelo
Via Reale Basilica, 127, 71037 Monte Sant’Angelo FG
Tel. 0884 561150
Mail. info@santuariosanmichele.it
Sito web

VUOTO
Biglietti
Intero € 5,00
Gruppi (almeno 30 persone ) € 4,00
Audioguida singola € 2,00 e Gruppi (almeno 30 persone ) € 1,00
Guida Cartacea Singolo € 4,00 e Gruppi (almeno 30 persone ) € 4,00
Guida Gruppi (almeno 30 persone ) € 1,00
Orari
Orari dal 1 luglio al 30 settembre:
Lunedì 07.30 – 20.00
Martedì 07.30 – 20.00
Mercoledì 07.30 – 20.00
Giovedì 07.30 – 20.00
Venerdì 07.30 – 20.00
Sabato 07.30 – 20.00
Domenica 07.00 – 20.00

Orari dal 1 giugno al 31 ottobre:
Lunedì 7.30 – 12.30 / 14.30 – 19.00
Martedì 7.30 – 12.30 / 14.30 – 19.00
Mercoledì 7.30 – 12.30 / 14.30 – 19.00
Giovedì 7.30 – 12.30 / 14.30 – 19.00
Venerdì 7.30 – 12.30 / 14.30 – 19.00
Sabato 7.30 – 12.30 / 14.30 – 19.00
Domenica 7.30 – 13.00 / 14.30 – 20.00

Orari dal 1 novembre al 31 marzo:
Lunedì 7.30 – 12.30 / 14.30 – 18.00
Martedì 7.30 – 12.30 / 14.30 – 18.00
Mercoledì 7.30 – 12.30 / 14.30 – 18.00
Giovedì 7.30 – 12.30 / 14.30 – 18.00
Venerdì 7.30 – 12.30 / 14.30 – 18.00
Sabato 7.30 – 12.30 / 14.30 – 18.00
Domenica 7.00 – 13.00 / 14.30 – 19.00