L’ARCHITETTURA DEL TEMPIETTO DI CAMPELLO

Il piccolo edificio si presenta nelle forme di un tempietto in antis su alto podio, frutto di almeno due fasi costruttive ravvicinate.
All’origine doveva trattarsi di un vano unico voltato a botte corrispondente alla cella dell’attuale costruzione. Sulla parete ovest si apriva una porta sormontata da una cornice di spolio in stile ionico. Cinque finestre centinate si impostavano lungo i muri laterali, mentre una piccola terrazza assicurava l’accesso all’aula.
Successivamente la terrazza venne ampliata per realizzare il vestibolo e furono costruiti due portici laterali, costituiti da un alto podio con zoccolo e cornice, un’apertura al centro del podio, un colonnato corinzio in antis, sormontato da una trabeazione ionica con soprastante frontone. L’accesso alla terrazza veniva assicurato da due rampe di scale che si impostavano a fianco di ciascun portico, che pertanto veniva a riproporre, in modulo minore, esattamente il modello architettonico del corpo principale, l’unico ancora in situ. A questa seconda fase va anche attribuita la costruzione dell’abside che comportò la demolizione dell’originaria parete di fondo e la costruzione della nuova, con l’aggetto dell’abside e l’apposizione di un frontone iconograficamente vicino a quello che sormonta la facciata, entrambi campiti da un motivo a racemi di acanto da cui sorge una croce latina fogliata e apicata, con grappoli d’uva pendenti al di sotto dei bracci minori. La presenza di una trabeazione continua che abbraccia tutto il monumento ha l’evidente intento di ricucire formalmente le parti nuove alla primigenia struttura. Una copertura a tetto ricopriva il corpo principale e i portici d’ingresso. Tutti i sostegni utilizzati sono di reimpiego, così come numerosi spolia entrano nella tessitura muraria, nella pavimentazione, nelle cornici, nella decorazione architettonica della cella, principalmente nell’edicola marmorea.
I quattro frontoni che sormontavano rispettivamente i due ingressi (ora perduti), la facciata e il retro (ancora in situ), vennero realizzati per l’occasione, su un disegno sostanzialmente comune, che prevedeva la riproposizione di un modulo standard rappresentato da girali di acanto.

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