L’AGRICOLTURA E L’ALLEVAMENTO

L’AGRICOLTURA

Con lo stanziamento stabile in Italia, i Longobardi fecero dell’attività agricola la base della propria economia. L’aristocrazia longobarda impose ai contadini italici sottomessi l’onere della tertia, un tributo pari a un terzo del raccolto. I latifondi vennero confiscati e ridistribuiti tra i nobili e gli arimanni che da guerrieri si
trasformarono in agricoltori. La proprietà agricola si riconosceva nella fara; più proprietà formavano una curtis, che con il tempo divenne anche il centro amministrativo del territorio. Le curtes potevano essere demaniali, ducali o regie; queste ultime erano amministrate da Gastaldi ed Exercitales, uomini di fiducia del re.

L’ALLEVAMENTO

Nelle curtes si praticava l’allevamento del bestiame (cavalli, maiali, greggi) per ricavarne carne, cuoio e lana. L’Editto di Rotari menziona anche vacche, cervi domestici, api, sparvieri, usignoli e gru, oltre ai falconi impiegati nella caccia.
Un ruolo primario era riservato al cavallo, considerato animale sacro; i Longobardi avevano imparato a conoscerlo e impiegarlo per le pratiche guerriere dai nomadi delle steppe e dai Germani orientali. L’editto di Rotari dedica ben cinque paragrafi alla tutela del cavallo, indicando anche norme per la cura dell’estetica di questo animale.

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