LA DEVOZIONE AL CULTO DI SAN MICHELE ARCANGELO

Grimoado, Romualdo I, Romualdo II, Cuniperto e Ansa (moglie del re Desiderio) sono alcuni dei massimi rappresentanti della dinastia longobarda di Pavia e Benevento, le cui vicende sono legate al Gargano e alla devozione dell’Arcangelo.
A loro si devono infatti importanti lavori di ristrutturazione e di ampliamento del santuario, funzionali all’accoglienza e alla circolazione dei numerosi pellegrini.
Dalla metà del VII fino all’VIII secolo il santuario fu oggetto di imponenti lavori voluti e finanziati dai duchi longobardi.
Il primo intervento risalente al periodo di Romualdo I consiste nella costruzione di una nuova scalinata che conduceva all’altare delle impronte e poi, deviando verso mezzogiorno, raggiungeva il camminamento che portava alla basilica grandis (attuale grotta), alla quale fu affiancata una nuova scalinata monumentale: realizzata ad una altezza maggiore rispetto alla precedente, partiva dall’antico ingresso meridionale ed era fiancheggiata da due ordini di archi che permettevano una visione globale della caverna.
Contemporaneamente, la scalinata monumentale fu collegata ad una galleria lunga circa 40 metri, che doveva assolvere la funzione di temporaneo ricovero dei pellegrini (hospitium).
Una delle testimonianze più importanti date dai duchi longobardi per la protezione dei pellegrini che si recavano nella grotta del Gargano, era la disposizione data dalla regina Ansa, consorte del re longobardo Desiderio (756-774). In particolare, un epitaffio (presente nel monastero di Santa Giulia a Brescia), composto probabilmente da Paolo Diacono, testimonia che i pellegrini provenienti dall’Europa centro-settentrionale visitavano abitualmente culmina Petri (Roma) e Garganiam rupem, dove trovavano assistenza e ospitalità.

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