Tra le iscrizioni del santuario di Monte Sant’Angelo, se ne possono trovare alcune incise in alfabeto runico.
Ancora oggi, non si conoscono in modo certo le origini delle rune, anche se molto probabilmente furono introdotte nel mondo dei popoli germanici, come i Norreni, gli Angli, i Juti e i Goti.
Per convenzione, questo tipo di alfabeto è chiamato anche fuþark, che rappresenta l’unione dei primi sei simboli che lo compongono.
Tra le ipotesi degli studiosi, quella più accreditata è che le rune derivino da una scrittura riconducibile alle cinque varietà di alfabeto italico, a sua volta discendente da quello etrusco.
Le iscrizioni di Monte Sant’Angelo sono costituite da quattro nomi di pellegrini di origine anglosassone, giunti al santuario tra la fine del VII secolo e la prima metà di quello successivo, che vollero lasciare una traccia della loro visita.
I nomi di Hereberehct, Herraed e Wigfus si trovano sul lato destro della lunga galleria di accesso al santuario; sono ad altezza d’uomo e sono stati realizzati con tecnica a sgraffio.
Il quarto antroponimo, Leofwini, invece è posizionato su uno dei pilastri su cui poggia la scala interna del santuario, che coincide con l’area più antica.
Queste iscrizioni in caratteri runici dimostrano come già tra il VII e l’VIII secolo, periodo corrispondente alla massima influenza dei Longobardi sulla Puglia, il culto micaelico fosse diventato una realtà in grado di richiamare al santuario devoti da molto lontano, disposti a viaggiare e ad attraversare terre straniere pur di compiere il pellegrinaggio.