IL CULTO DI S.ANTONIO ABATE

Uno tra i santi più illustri della Cristianità è S. Antonio Abate, nato a Coma, in Egitto, all’incirca nel 250 e morto, ultracentenario, nel 356 nel deserto della Tebaide, dopo aver vissuto una vita da eremita sulle rive del Mar Rosso.
Per questo, la Chiesa ne tramanda la memoria ricordandolo anche come padre del monachesimo eremitico.
La sua fama era tale che, in Oriente, erano in molti i pellegrini e i bisognosi che si recavano in visita presso di lui e si dice che lo stesso imperatore Costantino e i suoi figli ne cercassero i consigli.
Nell’iconografia tradizionale, è sempre raffigurato circondato da donne procaci, simbolo delle tentazioni, e da maiali, in quanto è stato dichiarato protettore degli animali domestici.
Non è dunque un caso che il culto di S. Antonio Abate sia legato ai suini, perché è riportato che nell’XI secolo intercedette in Francia per salvare i fedeli da una grave epidemia di ergotismo, malattia più nota come “fuoco di S. Antonio” (herpes zoster). Da quel momento in poi, le sue reliquie furono adorate e considerate dotate di proprietà taumaturgiche.
S. Antonio divenne venerato dalla popolazione come il protettore dei maiali perché l’ergotismo, il morbo diffusosi nell’occasione citata, era causato dal consumo di segale infestata da un fungo tossico e l’unico rimedio efficace era l’applicazione sulla pelle di lardo di maiale.
Pertanto, il maiale divenne parte integrante degli attributi iconografici del santo, da allora ricordato come patrono protettore degli animali e raffigurato con un maialino ai suoi piedi.

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