Molto di frequente nel corso dell’alto medioevo, sia negli atti pubblici sia in quelli privati, si fa riferimento alle castagne, un frutto spontaneo molto utilizzato nella cucina longobarda.
I castagneti, indicati come castanetum, silva castana o silva castenata, erano già noti in epoca romana, ma soltanto a partire dal VI – VII secolo vengono sfruttati in modo estensivo.
I Longobardi ricorrevano alla farina di castagne essiccate, sempre disponibili nei magazzini delle curtes, soprattutto nei periodi di carestia; per questo motivo, il castagno veniva anche chiamato con l’appellativo di “albero del pane”.
Con le castagne si potevano preparare anche pappe e polente, oppure i frutti venivano cucinati arrosto, bolliti o anche fritti.
Le tecniche per l’impianto e l’allevamento dei castagni si tramandavano grazie ai contratti con i coltivatori, che talvolta indicavano con estrema precisione le operazioni da svolgere, omettendo però di specificare, nella maggior parte dei casi, se si trattasse di castagneti selvatici o coltivati.