CAMPELLO

Il tempietto del Clitunno
L’eccentricità morfologica del Tempietto del Clitunno ha dato adito a diverse interpretazioni circa la sua originaria destinazione. La storiografia critica ha proposto per questo edificio datazioni alquanto differenti che vanno dal tardoantico (IV-V secolo), all’epoca longobarda (VII-VIII secolo), al periodo di rinascita del gusto classico che si ebbe nell’area spoletina in età romanica (XII-XIII secolo).
Questa discordanza di opinioni deriva in primo luogo dal carattere di unicità che contraddistingue l’edificio e si intreccia alle molte questioni insolute che lo riguardano: le motivazioni che presiedono alla ripresa di un modello architettonico classico per un edificio evidentemente legato al culto cristiano; l’originaria destinazione sacra; l’individuazione delle fasi costruttive; la chiara distinzione tra pezzi riusati e il loro completamento.
La costituzione del Ducato longobardo di Spoleto ad opera di Faroaldo si colloca poco dopo l’arrivo dei Longobardi in Italia. Come quello di Benevento anche questo dell’Italia centrale, con capitale e a Spoleto, rimase largamente indipendente fino al 729 d.C., quando si assoggettò al re longobardo. Il Tempietto sul Clitunno, dagli ultimissimi studi, sembra doversi associare al periodo dell’indipendenza spoletina. Insieme alla Basilica di San Salvatore, posta ai margini della stessa città di Spoleto, manifesta in maniera evidente quella predilezione per l’architettura di prestigio riscontrabile in tutti gli altri ducati, al nord e al sud, espressione delle aspirazioni dell’èlites longobarde. Sporadiche testimonianze documentarie suggeriscono che l’élites longobarde in Italia commissionassero fin dal principio edifici prestigiosi (palazzi e residenze, ma anche chiese e basiliche), sul modello dei predecessori romani, al fine di legittimare la loro posizione e autorità.
I Longobardi, comunque, non avendo una propria tradizione architettonica, pittorica e scultorea, si servivano delle maestranze esistenti in loco. Questo è uno dei motivi per cui il linguaggio artistico longobardo in Italia è estremamente diversificato e rivela caratteristiche specifiche nelle diverse parti del regno. A fronte quindi di una chiara unitarietà di intenti che uniforma tutti i complessi monumentali – dovuta alla volontà di autoaffermazione delle élites longobarde e di legittimazione di fronte alle popolazioni autoctone – troviamo una varietà di esiti artistici. Il linguaggio delle varie zone d’Italia era quindi diverso, ma i vari dialetti formali erano tra loro tutti mutualmente comprensibili.
Anche nel ducato di Spoleto è riscontrabile quella predilezione per l’architettura di prestigio espressa dai monumenti dei ducati settentrionali. Tra gli esempi meglio conservati la Basilica di San Salvatore a Spoleto e il Tempietto del Clitunno a Campello, edifici eccezionali per il linguaggio romano classico con cui sono stati progettati entrambi.
Lo stile generale con cui è concepito il Tempietto e il linguaggio straordinariamente classicheggiante che emerge sia dai reimpieghi, sia dagli ornamenti appositamente
disegnati ed eseguiti, suggeriscono che i committenti furono probabilmente membri della famiglia ducale che, attraverso l’evocazione della grandezza di Roma, proclamavano il loro status e il loro prestigio.
La gran parte degli ornamenti scolpiti è costituita da opere nuove, progettata ed eseguita in modo così convincente, abile e ingannevole da riuscire a convincere anche Palladio che il Tempietto fosse un tempio romano e continuare a sviare e stupire gli studiosi anche oggi.

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