“Hanno vinto i Longobardi!”, giungono a ripetizione messaggi da Rovereto, dalla Rassegna del cinema archeologico di Rovereto appena conclusa. Ha vinto il film che Luca Peyronel e la sua squadra del laboratorio Archeoframe dell’Università IULM di Milano hanno realizzato con garbo e sensibilità rari. Non era facile rappresentare in un unico film tutte le varietà di paesaggi e idee racchiusi nel “sito seriale” Unesco “L’Italia dei Longobardi”, che è anche il titolo del film. Non era facile trovare e seguire un filo unitario ma ce l’hanno fatta. Prima di loro, però, ce l’ha fatta l’Associazione Italia Langobardorum che sa far vivere e prosperare un sito Unesco veramente anomalo. La candidatura è nata racattando luoghi su e già per lo stivale, per acquisire forza, ma sarebbe stato facile dispedere le energie una volta ottenuto il bollino Unesco. E invece continuano a lavorare e a far viaggiare gente, ragazzi, idee. Inventano modi sempre nuovi di farsi conoscere e collaborare. Dal santuario di San Michele in Gargano a Brescia, da Cividale a Benevento. Il film, che registra l’ultima apparizione pubblica di Vincenzo Cerami ed è anche per questo prezioso, è solo una delle tante iniziative che hanno in campo. Ma non voglio ripetere quel che ho già scritto per il Domenicale del Sole 24 ore all’indomani dell’anteprima estiva del film. Riporto qui di seguito il mio breve commento di allora. Buona lettura.
“Diciamolo pure: Italia Langobardorum non è nome di grande appeal. E a noi italiani, figli di Manzoni, i Longobardi sono sempre piaciuti poco. Così quando nel 2011 il “sito seriale” ha fatto il suo ingresso nella lista del Patrimonio dell’umanità dell’Unesco, l’entusiasmo nazionale non è salito alle stelle. Abbiamo finalmente compreso l’alto ruolo dei Longobardi nel traghettare la cultura europea dall’antichità al medioevo, ma forse non ci è bastato perché il “sito” – che mette insieme Cividale, Brescia e Castelseprio, Spoleto e Campello sul Clitunno, Benevento e Monte Sant’Angelo – pareva troppo eterogeneo per possedere una vera forza attrattiva. Ed era per giunta orfano di due luoghi importanti come Pavia, la capitale longobarda, e Salerno, la città di Arechi, anche se conosciamo l’italica trascuratezza per i resti longobardi nelle due città. Ebbene, a due anni di distanza, dobbiamo riconoscere che i Longobardi d’Italia ne hanno fatta di strada, trasformando l’eterogeneità in motivo di successo. Diversi dagli altri luoghi dello stivale dove il bollino Unesco aggiunge poco all’alta fama, si sono dovuti rimboccar le maniche per farsi conoscere. Già dai tempi della candidatura sono riuniti in associazione e, pur con impegno e fatiche dispari, stanno sfornando iniziative sempre nuove. L’ultimo nato è un film, realizzato dal laboratorio ArcheoFrame dell’Università Iulm di Milano, che narra dei Longobardi, i loro luoghi e ruolo nella storia, seguendo le migrazioni dello storico Paolo Diacono dal nord al sud del paese: nei prossimi mesi lo vedremo spesso, nei festival del cinema e altrove. Ma sono già pronti per la stampa una bella guida ai Longobardi in Italia e un quaderno per le scuole; presto potremo giocare con il gioco di società sui Longobardi, e a settembre visiteremo a Spoleto la mostra Trame longobarde, frutto di un singolare lavoro di ricostruzione dei tessuti antichi e delle antiche tecniche di tessitura. Sarà bellissima anche perché la realizzazione delle nuove stoffe è affidata ai detenuti della Casa circondariale di Spoleto, ed è affiancata da un elaborato progetto per avvicinare i bambini alla cultura longobarda attraverso i tessuti. Non solo a Spoleto ma anche altrove. Tutto ciò infatti è stato realizzato grazie ai fondi della legge 77/2006 per i siti Unesco che mira a sensibilizzare i giovani alla conoscenza del patrimonio culturale, ed è quindi rivolto innanzitutto alle scuole. E’ proprio questo il bello. Già lo scorso anno scolastico 3000 studenti di 148 classi hanno viaggiato da un capo all’altro dello stivale scegliendo tra diversi itinerari culturali predisposti dall’associazione (elencati nel sito http://www.longobardinitalia.it). E ovunque andassero, poiché erano a tutti gli effetti in visita “ufficiale”, gli studenti sono stati accolti dalle autorità cittadine e guidati da esperti. Un successo da replicare, visto l’alto numero di classi che hanno fatto richiesta ma non hanno potuto accedere all’iniziativa. Nel nome dei Longobardi stanno dunque nascendo collaborazioni inedite e incontri tra nord e del sud del paese. Chi l’avrebbe mai detto? Ci avranno pur invaso a suo tempo, ma ora i Longobardi, a modo loro, stanno “facendo l’Italia e gli Italiani”.
Articolo di Cinzia Dal Maso, pubblicato il 08.10.2013 sul blog Filelleni:http://filelleni.wordpress.com/2013/10/08/evviva-i-longobardi/, che volentieri pubblichiamo.